01.

Caterina Ciccopiedi

Medioevo per immagini

L'uso delle fonti iconografiche è imprescindibile per uno storico e lo è in particolare per uno storico del Medioevo, un periodo che parlava per immagini al fine di raggiungere un pubblico amplissimo. Integrare l'analisi delle fonti iconografiche durante le lezioni può e deve essere una strada da perseguire anche grazie ad archivi digitali (Google Arts and Culture, per fare un esempio) che consentono di lavorare su immagini in alta qualità organizzate cronologicamente, topograficamente e tematicamente. L'immagine dovrebbe essere a tutti gli effetti una chiave di lettura del passato al pari delle fonti scritte.

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02.

Matteo Curti

Creare un video

Oggi abbiamo mille occasioni per creare un video, spesso usando il telefono che abbiamo in tasca. Anche un video amatoriale può appassionare un grande pubblico, e coinvolgere ragazzi abituati a costruire, condividere e utilizzare decine di video ogni giorno: servono poche regole di base e, soprattutto, delle buone idee.

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03.

Francesca Cavallo

Coltivare la parità di genere in classe

La parità di genere non riguarda solo consigli di amministrazione o quote rosa nella politica: la scuola ha un ruolo fondamentale nel promuovere il cambiamento di stereotipi anacronistici. Superare i pregiudizi, partendo da noi stessi, è l’unico modo per avviare un dialogo vero, anche imparando dalle nuove generazioni.

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04.

Claudio Giunta

Leggere Dante

Che fare con Dante a scuola? Leggerlo ad alta voce e parafrasarlo può essere un po’ noioso, sia per chi insegna sia per chi impara. In questa breve lezione, Claudio Giunta prova a dare qualche consiglio agli insegnanti (ma anche ai lettori “per diletto”, e agli stessi studenti) intorno a come rendere più varie e migliorare le loro lezioni su Dante: intrecciando la vita e le opere, adoperando le risorse che si trovano in rete, facendo un po’ di pratica di filologia e di paleografia, commentando insieme le terzine della Commedia.

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05.

Beatrice Verri

Borgata Paraloup: una comunità resistente

"Paraloup" significa "al riparo dai lupi" ed è il nome di una borgata che fra il settembre 1943 e l'aprile 1944 ha ospitato 200 giovani partigiani. Oggi Paraloup è rinata ad opera della Fondazione Nuto Revelli, che ne ha fatto un centro culturale riabitato, creando il Museo dei Racconti, allestito con le voci degli abitanti che hanno attraversato quel luogo nel corso del tempo. Paraloup è aperta a tutte le scuole con visite guidate, laboratori e passeggiate.

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